I grandi Idilli di Leopardi
La seconda sezione dei Canti, i cosiddetti canti “pisano–recanatesi” scritti durante il soggiorno di Leopardi a Pisa e il suo ritorno a Recanati. Secondo una definizione, risalente al critico Francesco De Sanctis (1817-1883), questi testi vengono anche chiamati “i grandi idilli di Leopardi”, presentandosi cioè come uno sviluppo dello stile e della poetica dei “piccoli idilli” del 1818-1821. Questi componimenti si distinguono tuttavia dalla fase precedente soprattutto per lo schema metrico e per la svolta “filosofica” successiva alle Operette morali.
Dal punto di vista metrico, mentre i “piccoli idilli” sono in endecasillabi sciolti, questi nuovi versi hanno la forma della canzone libera, con alternanza di settenari ed endecasillabi. La concezione leopardiana della realtà passa dal pessimismo storico al pessimismo cosmico. Uno dei temi centrali dei componimenti: la caduta delle illusioni e la scoperta del “vero”.
Il crollo delle illusioni porta inevitabilmente al confronto con la Natura, ormai matrigna, che ha abbandonato l’uomo alla sua dolorosa esistenza. La consapevolezza che la vita è solo un inganno illusorio è particolarmente esplicito in due figure-chiave dei canti “i grandi idilli di Leopardi”, ovvero Silvia e Nerina. Le due giovani sono destinate a una morte prematura, dopo aver simboleggiato – soprattutto la prima – la speranza di una possibile felicità. Ma non solo. Il poeta recupera anche la propria biografia personale, tratteggiando i quadri della vita nel “natio borgo selvaggio”, come nel Sabato del villaggio e nella Quiete dopo la tempesta.
Le figure del poeta:
Sono figure e situazioni concrete, legate alla memoria del poeta, che diventano esempi e testimonianze delle concezioni morali e filosofiche di Leopardi sul mondo. Centrale è sempre la riflessione del poeta su alcuni temi come la giovinezza e la morte, il pessimismo cosmico e la crudeltà della Natura indifferente. Alla base poetica e stilistica dei canti “pisano-recanatesi”, come degli Idilli, vi è la poetica dell’indefinito e del vago, ma questa si evolve in una dimensione di ricordo e di rievocazione del passato. Per questo si può parlare di poetica della ricordanza. Questo aspetto fondamentale è presente in tutti i canti, come base e punto di partenza. Il poeta ricrea immagini del passato, che sa che non potranno più tornare.
