Guido Davico Bonino accenna alle “imprese titaniche” dell`artista Michelangelo Buonarroti (Caprese, Arezzo 1475 – Roma 1564): dalla Pietà alle Tombe medicee fino alla Cappella Sistina.
Il professore sottolinea che Michelangelo è un poeta di statura pari allo scultore e al pittore, “il più originale nel grande alveo del petrarchismo cinquecentesco”.
Nelle Rime, non destinate alla pubblicazione e raccolte solo dall`omonimo nipote. Michelangelo Buonarroti il giovane, ci sono degli accenni alle passioni amorose per Tommaso Cavalieri e Vittoria Colonna. Ma l`elemento più significativo è una sofferta interrogazione religiosa, unita all`anelito della morte, fonte di riscatto morale definitivo in vista di un aldilà purificatore.
Umberto Ceriani legge i sonetti: “Veggio cò bé vostr`occhi un dolce lume”, “Qual meraviglia è, se prossimo al foco” e il madrigale “Come può esser ch`io non sia più mio?”; i sonetti “O notte, o dolce tempo, benché nero”, “Io fui, già son molt`anni mille volte”, “Carico d`anni e di peccato pieno”, “Le favole del mondo m`hanno tolto” e “Deh, fammiti vedere in ogni loco”.
