Le poesie di Giovanni Pascoli sono costituiti: Nel 1891 pubblica il suo primo libro Myricae; l’anno seguente cura una nuova edizione della raccolta, che attraverso ulteriori revisioni e ampliamenti passerà dalle 22 poesie iniziali ai 156 componimenti della edizione definitiva(1897); intanto vince il concorso internazionale di poesia latina di Amsterdam, al quale parteciperà molte altre volte raccogliendo complessivamente 13 medaglie d’oro. Dal 1895 inizia l’insegnamento universitario a Bologna, e poi in altre città italiane.
Nel 1896 prende in affitto una casa a Castelvecchio, in Garfagnana; nel 1902 la acquista, grazie alla vendita di alcune delle medaglie vinte al concorso di Amsterdam. A Castelvecchio il poeta trascorre gli anni più sereni della sua esistenza, dal 1896 al 1912, anno della morte.
MYRICAE:
Nasce dalla riflessione del poeta sulle radici biografiche della propria esistenza. Pubblicato nel 1891 quando aveva 38 anni, essa è costituita da 22 poesia prima e nella versione pubblicata nel 1903 ne conteneva 156. I temi di queste poesia erano il ciclo delle stagioni, il lavoro dei campi e la vita contadina in generale, colta negli aspetti più quotidiani.
I CANTI DI CASTELVECCHIO:
Pubblicata nel 1903 e nella versione definitiva nel 1912. Rappresenta per certi versi la continuazione di Myricae, infatti il poeta stesso li definì “seconde myricae” o “myricae autunnali”.
I temi di questi canti sono lo smarrimento dell’uomo, il ricordo degli anni lontani, esperienze amorose ma anche la morte, vista come rifugio o come regressione nel grembo materno.
NIDO:
Per pascoli il “nido” è il simbolo più frequente nelle sue poesia, e lo compara al nido di “casa”, luogo di protezione, o “culla” segno della regressione all’infanzia, fino al nido “vuoto”, il cimitero, dove i morti tornano a confortare chi è rimasto in vita.
Nella poesia del 1899, “Nebbia”, la nebbia da elemento atmosferico del paesaggio diventa simbolo di una protezione impalpabile, che mentre impedisce di vedere il mondo esterno, isola il poeta nel proprio nido domestico.
Il cimitero per pascoli è come un nido vuoto, e la morte non è attesa con angoscia, ma piuttosto è un ricongiungimento con i propri famigliari, un approdo nel “nido” finalmente ritrovato.
Nella poesia “Il gelsomino notturno” , Pascoli fa un paragone tra il grembo materno e il gelsomino notturno, che apre i suoi petali rossi al cadere della sera per richiuderli ai primi raggi del Sole, come la giovane donna è pronta ad accogliere la maternità, sbocciando come fragole nel crepuscolo.
POETICA DEL FANCIULLINO:
La lirica di Giovanni Pascoli, fu ritenuta semplice, descrittiva. I tratti più significativi della sua poetica sono descritti ne “Il fanciullino” scritto nel 1897, in cui viene affermata la natura irrazionale e intuitiva della creazione artistica.
Pascoli considera la poesia come ricordo del momento magico, legato all’età infantile, in cui il bambino scopre nelle cose che lo circondano, anche nelle più umili e consuete, il senso nascosto e segreto. Mentre gli uomini comuni, crescendo e diventando adulti, perdono la capacità di guardare con stupore ciò che vedono.