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Medioevo

La peste del 300

Peste nera (o grande morte o morte nera) è il termine con il quale ci si riferisce normalmente all’epidemia di peste che imperversò in tutta Europa tra il 1348 e il 1353 uccidendo almeno un terzo della popolazione del continente.

La peste del 300:

Verso la metà del Trecento l’Europa, già ma già messo a dura prova da un cambiamento climatico negativo, viene devastata da una terribile epidemia. In quel periodo, infatti, il bacillo della peste attacca l’Impero cinese decimando la popolazione. Torna verso occidente e prosegue la sua marcia alla seguente dei Mercanti lungo la via della seta. Nel 1343 raggiunge le rive del Mar Nero, dove sorge la città genovese di caffa che in quel momento è assediata dai mongoli.

Questi ultimi vengono contagiati dal morbo ma, prima di togliere l’assedio, lanciano i cadaveri degli appestati dentro le mura della città propaganda la malattia al suo interno. Da li l’epidemia arriva a bisanzio, 1347, sbarca a Messina e a Marsiglia. Nel 1348 tutta l’Europa Mediterranea e centrale è contagiata, nel 1349 vengono colpite anche la Scandinavia e la Russia. Tra il 1348 e il 1352 la grande peste uccide tra i 20 e i 25 milioni di persone.

 

Armi inutili contro l’epidemia:

I dotti dell’epoca attribuiscono l’epidemie a causa astrologiche.  Il popolo prevalgono il Melinarismo predicato da alcuni francescani. Resuscitano il fenomeno dei flagellanti, ho idea che la responsabilità sia del demonio e della magia nera.

Mentre maghi e stregoni fanno affari d’oro, Ma chi è organizza invece processori e pellegrinaggi che però provoca mano inevitabilmente la diffusione del contagio. Paura, inoltre, induce a cercare un colpevole tra coloro che sono ritenuti diversi, e diversi per eccellenza sono gli ebrei, odiati in quanto praticano l’usura. E loro confronti si scatena si scatenano persecuzioni che portano a massacri e a saccheggi.

 

La crisi del Trecento:

La peste del 300 è il fenomeno più macroscopico, che parte dall’agricoltura e investe poi la produzione artigiana, il commercio e la finanza.

Le terre coltivate, progressivamente abbandonate, vengono invase dalle foreste, e le cause di tale abbandono sono molteplici: Innanzitutto il calo demografico determinato dall’epidemia, poi l’urbanesimo, il miglior rendimento dei terreni e le guerre. A tutto questo si aggiunge il crollo dei consumi, che porta a un crollo dei prezzi, dal valore delle terre e delle rendite signorili.

 

Le reazioni della nobiltà e le rivolte contadine:

Se da un lato la crisi agricola e effetti negativi per tutti, l’altra porta a cambiamenti positivi. I baroni inglesi, per esempio, danni mezzo alla trasformazione dei campi aperti e campi chiusi, mentre nel regno spagnolo di castagna re e feudatari convertono a pascolo tutte le terre abbandonate diventano i massimi esportatori di lana d’Europa.

Tali cambiamenti, però, si rivelano svantaggiosi per i contadini, che danno inizio a sanguinose rivolte come la jacquerie del 1358 in Francia o quella del 1381 in Inghilterra, che si differenzia dall’altra parte perché esprime precise rivendicazioni sociali.

I mercati imprenditori e la nascita del proletariato urbano:

Alla crisi dell’Artigianato e del Commercio i mercanti e produttori reagiscono favorendo l’introduzione dei tessuti di cotone, meno costosi di quelli di lana, e i tessitori italiani inventano il fustagno. Essi inoltre abbattono lo strapotere della corporazioni e ottengono di acquistare direttamente le materie prime grezze, dominando così intero ciclo di produzione.

Nasce allora la figura del mercante imprenditore e di conseguenza i lavoratori del tessile si trasformano in salariati formando il primo nucleo del proletariato urbano. La peste del 300, dunque, uno shock collettivo in proporzione indescrivibili, ma ha rappresentato uno spartiacque fra il primo è il dopo, è vero che molti storici affermano Che con essa ha avuto inizio un’età di passaggio verso un mondo diverso.

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