Nel XIX secolo negli Stati Uniti l’agricoltura era ancora l’attività prevalente. Soprattutto l’economia era sostanzialmente agraria, basata sulle grandi piantagioni di cotone e di tabacco; qui lavoravano, a bassissimi costi, numerosi schiavi neri.
Gli schiavi appartenevano ai proprietari terreni, che potevano venderli o affittarli, e non godevano di alcun diritto civile. Dal nord-est si sviluppava li industrializzazione. La differenza tra stati Settentrionali e stati Meridionali riguardavano anche la politica doganale: mentre il Nord era favorevole ad alti dazi per difendere i prodotti industriali dalla concorrenza dell’estero, il Sud era per il libero commercio, perché derivava la sua ricchezza dall’esportazione del cotone.
La questione della schiavitù divide l’America:
Il differente sviluppo economico tra il Nord e il Sud degli Stai Uniti fece esplodere il problema dello schiavismo. L’intensificarsi della produzione nelle piantagioni nel Sud del Paese sembrava ancora rendere ancora più indispensabile il lavoro dei neri, che nel 1860 erano circa 4 milioni. All’interno dell’opinioni pubblica del Nord si creò un forte movimento per l’abolizione della schiavitù e il Paese si divise profondamente tra “schiavisti” e “abolizionisti”.
guerra di secessione Americana porta all’abolizione della schiavitù:
Gli stati meridionali decisero allora la secessione, cioè separazione dal resto del paese, e nel 1861 dettero vita alla confederazione degli Stati d’America.
Iniziò allora una guerra civile – Guerra di Secessione Americana che oppose i Confederati agli Unionisti. Le due parti crearono eserciti di massa, mobilitando un grande numero di persone e ricorrendo alla costrizione obbligatoria.
La guerra Civile si concluse nel 1865 con la vittoria dei Nordisti: essi riuscirono a prelevare grazie al numero superiore di soldati, ma soprattutto grazie alla potenza del loro apparato industriale, alla superiore tecnologia e alla sua estesa ed efficiente rete ferroviaria.